lunedì 26 agosto 2013

Junio Valerio Borghese

“All’8 settembre, al comunicato di Badoglio, piansi. Piansi e non ho mai più pianto … Perché quello che c’era da soffrire per ciò che l’Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l’ho sofferto allora. Quel giorno io ho visto il dramma che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l’onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa”.

"In ogni guerra, la questione di fondo non è tanto di vincere o di perdere, di vivere o di morire; ma di come si vince, di come si perde, di come si vive,di come si muore. Una guerra si può perdere, ma con dignità e lealtà. La resa ed il tradimento bollano per secoli un popolo davanti al mondo."
Junio Valerio Borghese

Il 26 agosto 1974 a Cadice in Spagna morì Junio Valerio Borghese militare italiano,ufficiale della Regia Marina e comandante della Xª Flottiglia MAS repubblicana.
Nato a Roma il 6 giugno 1906 e membro della nobile famiglia Borghese ,all'età di 16 anni entrò nell'Accademia Navale dopo una breve esperienza su incrociatori e torpedinierà passò al settore dei sommergibili. Negli anni successivi parteciperà a tutte le guerre combattute dall'Italia : la Guerra d'Etiopia,la Guerra Civile Spagnola.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale dopo aver partecipato alla battaglia di Punta Stilo, divenne comandante del sommergibile Scirè e da qui i suoi uomini utilizzando i Siluri a Lenta Corsa 
(i famosi Maiali) riuscirono a violare per la prima volta la base navale di Gibilterra e anche se la missione falli per guasti alle apparecchiature fù un risultato notevole.
Il 15 marzo 1941 fu costituita la Xª Flottiglia MAS dotata di un comando centrale e da due reparti d'assalto,a Borghese fù affidato quello costituito dai mezzi subacquei: i suoi reparti pianificarono e realizzarono tutti i progetti per il forzamento della rada di Gibilterra, di Alessandria d'Egitto e l'incursione del porto di New York che non fù realizzato per l'affondamento del sommergibile Leonardo Da Vinci che doveva supportare la missione e in seguito la missione fù annullata dopo l'8 settembre 1943.
Dopo l'8 settembre la Xª MAS,mantenne l'attività nella caserma immutata e per tutto il tempo la bandiera italiana rimase sul pennone e Borghese dispose di aprire il fuoco conto chiunque avesse tentato di attaccare la caserma, respingendo alcuni tentativi tedeschi di disarmare i marò.
Ribadita la sua lealtà all'alleato tedesco, la Decima si dotò di un proprio regolamento che costituisce un unicum nella storia militare italiana: prevedeva la totale uguaglianza fra ufficiali e truppa (panno della giubba uguale per tutti, pasti in comune), promozioni guadagnate solo sul campo, pena di morte per i marò colpevoli di furto, saccheggio, diserzione o vigliaccheria in faccia al nemico.
 La Xª Flottiglia MAS ,pur essendo inserita nell'organico della Marina Nazionale Repubblicana,venne riconosciuta quale unità combattente con piena autonomia in campo logistico, organico, della giustizia, disciplinare e amministrativo.
La Decima fù impegnata su tutti i fronti più importanti da Anzio e Nettuno ,alla Normandia e soprattutto si distinse nella volontà di difendere il confine orientale in quanto fù l'unico corpo d'armata della Repubblica Sociale che potè operare in Istria,Fiume e Dalmazia.
Borghese negli ultimi mesi di guerra per salvaguardare l'italianità di quelle terre prese anche contatti col Regno del Sud ma al Re mancò il coraggio e la forza, contraddire l'invasore anglo-americano e ahimè la Decima fù ostacolata anche dall'alleato tedesco quindi come sappiamo dal maggio 1945 la Venezia Giulia rimase priva di difese.
Non mi occuperò della sua vita politica o del famoso Golpe Borghese su cui restano ancora molte ombre per decrivere chi fosse il Comandante Borghese è sufficente fermarsi al 1945;la storia scritta da vincitori e traditori afferma che si schierò dalla parte sbagliata ma in realtà,lui in particolare , come tutti i combattenti della R.S.I. non aveva nulla da gudagnare e tanto da perdere,  e come tanti altri scelse la via dell'onore e chi segue la via dell'onore non è mai dalla parte sbagliata.

DECIMA COMANDANTE !!!!!

Camerata Borghese
PRESENTE !!!!

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale


sabato 24 agosto 2013

Ettore Muti

Il 24 agosto del 1943 a Fregene venne assassinato Ettore Muti miltare,aviatore e politico italiano.
Nato a Ravenna fin da giovanissimo fù evidente il suo animo irrequieto e il suo spirito combattente tanto che dopo essere stato espulso da tutte le scuole del regno tentò di arrularsi come volontario nel Regio esercito ma scoperta la sua età fù respinto. Un anno dopo ritentò sotto falso nome e riuscì ad entrare negli Arditi.
L'audacia e la spericolatezza caratterizzeranno la sua permanenza al fronte  ma l'impresa che lo renderà famoso fù quando in un reparto di 800 uomini mandato a formare una testa di ponte sulla riva di un fiume da attraversare, il gruppo riesce nell'impresa ma, all'arrivo dei rinforzi, Muti sarà uno dei 23 sopravvissuti . Viene perciò proposto per la Medaglia d'Oro al Valor Militare ma Muti rifiuta in quanto minorenne sotto falso nome e i suoi superiori insospettiti ne scopriranno la vera identità e lo rispediranno a casa.
Nel settembre del 1919 partecipa all'Impresa di Fiume ,dirà di lui D'Annunzio: "Voi siete l'espressione del valore sovrumano, un impeto senza peso, un'offerta senza misura, un pugno d'incenso sulla brace, l'aroma di un'anima pura " e coniò per lui il soprannome "Gim dagli occhi verdi"
Dopo Fiume, Muti aderirà ai Fasci di Combattimento e dopo la Marcia su Roma  entrerà nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale diventando presto comandante della coorte di Ravenna.
Nel 1927 dopo esser sfuggito ad un attentato viene trasferito a Trieste dove incontrerà il Duca Amedeo d'Aosta che lo convincerà ad entrare nella Regia Aeronautica.
Sotto le insegne dell'Aeronautica participa alla Guerra d'Etiopia, alla Guerra Civile Spagnola e all'Invasione dell'Albania e tornato in patria diventa segratario del Partito Nazionale Fascista carica che lascerà un anno più tardi in quanto si definiva un uomo d'azione e non da scrivania.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale combatte sul fronte francese e partecipa alla Battaglia d'Inghilterra dimostrando ancora una volta la sua audacia e il suo valore.
Ritiratosi dal servizio attivo entrò nei servizi segreti dell'aeronautica e dopo la  caduta di Mussolini pur essendosi messo al servizio del Re di fatto si ritirò a vita privata rifiutandosi di collaborare col governo Badoglio; questo suo rifiuto gli sarà fatale.
Accusato di voler partecipare ad un progetto per la restituzione del potere a Mussolini il 23 agosto in tarda serata fù prelavato dai carabinieri nella sua casa di Fregene  e fù assassinato con due colpi di pistola in testa. Il primo ridicolo commento ufficiale sull'accaduto è dell'Agenzia Stefani il 25 agosto: "A seguito dell'accertamento di gravi irregolarità nella gestione di un ente parastatale, nelle quali risultava implicato l'ex segretario del P.N.F. Ettore Muti, l'Arma dei Carabinieri procedeva nella notte dal 23 al 24 corrente [agosto] al fermo del Muti a Fregene. Mentre lo si conduceva alla caserma sono stati sparati dal bosco alcuni colpi di fucile contro la scorta. Nel momentaneo scompiglio egli si dava alla fuga ma, inseguito e ferito da colpi di moschetto tirati dai carabinieri, decedeva."
Le vicende di cui si parla non furono mai chiarite e nemmeno chi avesse sparato i colpi dalla pineta in cui arrestato e scorta si erano diretti a piedi (anziché tornare alle auto) ma durante le indagini della R.S.I. uno dei carabinieri che avevano partecipato all'arresto interrogato dalla polizia suffragò l'ipotesi dell'esecuzione e anche se a guerra finita ritrattò tale dichiarazione, la prova schiacciante a sostegno di tale ipotesi sarà il ritrovamento del berretto di Muti, tuttora esistente, che reca due fori di proiettile sparati a distanza ravvicinata: uno sulla parte posteriore, in corrispondenza della nuca, l'altro davanti, che attraversa la visiera .
Inoltre diverse altre circostanze confermano la tesi dell'esecuzione politica dello scomodo personaggio, definito da Badoglio "una minaccia" : l'unico ad esser raggiunto dai proiettili fù proprio Muti e altrettanto strano è che né la Ficherova (sua amante), né l'attendente di Muti (Masaniello), né la cameriera Concettina Verità vollero dare la loro versione dei fatti ,solo un vecchio amico di Muti ,Roberto Rivalta,che era ospite di Muti, la sera dell'arresto, disse di aver identificato il misterioso uomo che era con i carabinieri ma fu arrestato e tradotto al carcere di Ravenna e in seguito assassinato.
Era cominciata la guerra civile ed Ettore Muti il soldato più decorato della storia d'Italia ne fù la prima vittima ; ammazzato a tradimento come successo a molti eroi ,un uomo che aveva dedicato tutta la sua vita alla Patria fù ammazzato senza motivo e senza processo.
Questo fù il primo atto della ripristinata democrazia molti altri uomini valorosi seguiranno Muti nel suo triste destino e sempre la democrazia non contenta di averli ammazzati a sangue freddo infangherà la loro memoria per altri 70 anni.
La guerra civile non è mai finita e finchè non la smetteremo di puntarci le armi tra fratelli continueremo ad esser vittime di quel potere sovranazionale che ci vuole divisi per poterci annientare, questa guerra tra italiani ha fatto fin troppe vittime mettiamo al muro i veri responsabili solo allora potremo rinascere e concentrare tutte le nostre energie al servizio della Patria come fece "Gim dagli occhi verdi".

Camerata Ettore Muti
PRESENTE !!!!!

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale






martedì 20 agosto 2013

Giulio Camuzzoni

Il 20 agosto 1816 a Verona nacque Giulio Camuzzoni avvocato e politico italiano.
Membro dell'alta borghesia veronese si recava spesso nei salotti cittadini frequentati da altri illusti cittadini quali Aleardo Aleardi e Angelo Messedaglia.
Nel 1867 venne eletto sindaco di Verona e si occupò sin da subito di scolarizzare la cittadinanza costruendo nuove scuole che passarono da 7 a 18 con un aumento del 233% degli alunni e organizzò corsi serali per adulti a spese del comune.
Successivamente si occupò dell'industrializzazione della città in quanto fino al 1866 Verona ,essendo una delle fortezze del Quadrilatero,era stata sottoposta alla rigida dominazione austriaca e alle sue servitù militari , che avevano provocato un rallentamento nella sua economia ed in particolare nello sviluppo industriale.
Nel 1870 Verona non aveva ancora conosciuto la rivoluzione industriale che era invece sbocciata nelle altre città europee,la popolazione era per lo più impiegata nel settore agricolo e di piccola attività manifatturiera.
In questo contesto per favorire lo sviluppo industriale e per dimunuire la forte disoccupazione che affliggeva la popolazione Camuzzoni incaricò l'ingenier Enrico Carli di progettare un canale industriale che attraversasse la periferia veronese.
Purtroppo i lavori subirono dei ritardi anche a causa dell'alluvione del 1882 e quando il canale fù concluso nel 1885 l'industria manifatturiera era in forte crisi e il canale sarà quasi del tutto inutilizzato fino al primo dopoguerra quando finalmente inizierà l'industrializzazione della città e il canale mostrerà tutta la sua utilità ed efficenza.
La gestione amministrativa di Camuzzoni dimostra come non servano vagonate di soldi per fare le opere perchè creado lavoro e coinvolgendo la cittadinaza gli enti pubblici ,siano essi comuni,province,regioni o Stato  , hanno sempre il loro ritorno economico e sociale .
Altri sindaci di oggi vantano una buona amministrazione avendo venduto immobili comunali per decine di milioni di euro solo per mantenere il bilancio comunale, togliendo spazio vitale alla fiera di Verona ormai morente per spostare tutti gli eventi a Milano e senza investire un euro .
Ecco la differenza tra Camuzzoni e i sindaci di oggi, nel 1800 la cosa pubblica era sacra e mai si sarebbe pensato di svendere immobili pubblici per mantenere il bilancio tutt'al più si sarebbe venduto per investire; oggi invece si vende per poter dire ai quattro venti "io sono un bravo amministratore" perchè poco importa se una volta lasciato l'incarico la città sarà stata tutta svenduta e i cittadini saranno in mezzo a una strada senza lavoro perchè loro diranno " quando c'ero io i conti erano a posto" ormai è questa la linea da seguire ce lo chiede l'Europa e tutti i politici , sindaci compresi ,fanno quello che viene loro ordinato compreso massacrare i propri cittadini.

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale



lunedì 19 agosto 2013

Alcide De Gasperi

Il 19 agosto 1954 a Borgo Valsugana moriva Alcide De Gasperi, in quell'estate scompariva il più infame traditore che abbia mai calpestato il suolo italico ed europeo.
Nato sotto dominazione austriaca De Gasperi non tardò molto ad ambientarsi nella società austriaca e nel 1911 fu eletto deputato dell'Impero al pari di Cesare Battisti ma ovviamente niente aveva a che spartire con l'eroe italiano.
De Gasperi fece di tutto per mantenere la sua poltrona di parlamentare austriaco e usò ogni mezzo per diffondere tesi assurde sulla naturale appartenenza del Trentino all'Austria, nel 1914 a Roma arrivò persino ad affermare che se si fosse tenuto un plebiscito, il 90% dei trentini avrebbe votato per l'Austria-Ungheria, così mentre suoi conterranei come Filzi e soprattutto Battisti abbandonarono le loro comode carriere per combattere l'occupatore straniero lui pugnalava alle spalle la sua Patria.
 Nel maggio del 1918 ,quando ormai l'impero austro-ungarico stava crollando, da buon vile qual era ,propose di applicare il principio di autodeterminazione dei popoli sottomessi all'impero per poi a ottobre saltare sul carro dei vincitori unendosi agli irredentisti ; come si dice quando la nave affonda i topi scappano.
Eletto deputato del Regno senza nessun tipo di merito ma solo grazie alla spinta della Chiesa, che gli era grata per aver appoggiato l'Austria durante la prima guerra mondiale,nel 1927 venne arrestato per aver tentato di espatriare clandestinamente ,ma invece dei 4 anni previsti dalla sentenza ,farà solo un anno di carcere .
Dopo la firma dei Patti Lateranensi fù assunto come impiegato avventizio presso la Biblioteca Apostolica Vaticana continuando a pianificare il suo ritorno al potere. Contrariamente al Partito Fascista sin dal 1934 De Gasperi era favorevole all'annessione dell'Austria al Reich adducendo ridicole affermazioni sul "processo di scristianizzazione" portato avanti a suo dire dal Partito Socialdemocratico austriaco ;un'altra pungnalata nella schiena all'Austria che aveva così orgogliosamente servito come deputato anni prima .
Nel 1943 quando il regime stava capitolando De Gasperi,come suo solito, rialzò la testa e insieme ai suoi compagni di merende quali Pertini,Togliatti ecc. ricominciò a lavorare alla distruzione dell'Italia. Lasciò il Vaticano aderì al CLN organo senza alcun riconoscimento giuridico ma che ottenne la licenza di uccidere dagli invasori anglo-americani con i quali progettò anche il bombardamento di Roma e del Vaticano stesso, in quanto non più utile ai suoi scopi.
Fù Ministro degli esteri del Regno dal '44 e il 10 dicembre 1945 divennè l'ultimo Presidente del Consiglio del Regno d'Italia ,durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perciò fu anche il primo capo di governo della Repubblica Italiana allorché il consiglio dei ministri da lui presieduto procedette alla proclamazione della repubblica prima che la Corte di cassazione proclamasse i risultati definitivi del referendum del 2 e 3 giugno risultati che il CLN aveva ovviamente provveduto a falsare in favore della repubblica.
Durante la Repubblica partecipò alla Conferenza di Pace di Parigi nella quale non si oppose a nessuna delle decisioni prese e  non si fece alcuno scrupolo nel sacrificare le terre di Istria,Fiume e Dalmazia per pagare i presunti danni di guerra, solo Trieste fù risparmiata e non certo per merito suo ma per la forza della città e soprattutto per l'aiuto di tutta la popolazione italiana limitrofa che contrariamente allo Stato non abbandonò i triestini.
Grazie alla sua politica accondiscendente fù invitato negli Stati Uniti come ospite d'onore.
Non contento del male fatto sino ad allora De Gasperi fù uno dei padri fondatori dell'Unione Europea !!!
Proprio così quell'organizzazione intergovenativa e sovranazionale che ci stà uccidedendo è stata voluta proprio da lui; quindi a distanza di 60 anni dalla sua morte le sue opere continuano a mietere vittime italiane.
Il Regno d'Italia  dopo la prima guerra mondiale avrebbe dovuto condannarlo a morte per alto tradimento o quantomeno negargli la cittadinanza ,avrebbe così risparmiato decenni di sofferenze al popolo italiano.
Verrebbe da chiamarlo Giuda ,ma sarebbe offensivo per l'iscariota almeno lui dopo il tradimento liberò il mondo della sua immonda presenza, mentre De Gasperi lavorerà alla distruzione della Patria per altri 40 anni.
Al suo funerale un branco di pecore belanti andarono a commemorare il loro carnefice e tutta la comunità politica partecipò alle esequie del traditore; solo il Movimento Sociale Italiano si rifiutò di partecipare al funerale dimostrandosi fin dalla sua nascita un Partito diverso dagli altri che non si lasciò condizionare neanche dal fatto che subito dopo la sua morte la Chiesa Cattolica inizio il processo per la sua beatificazione toccando così il punto più basso della sua lunga e non certo irreprensibile storia.
La storia lo definisce un santo, un eroe ma la storia la scrivono i vincitori e spesso i vincitori sono quelli che hanno ammazzato degli eroi.
Io sono convinto che De Gasperi è condannato al più basso cerchio dell'Inferno, la Giudecca, dove è una delle quattro anime dannate che vengono masticate per l'eternità da Lucifero!
Ovviamente non spetta a me il giudizio finale ma per ciò che ha fatto su questa terra spero che un giorno venga ricordato per ciò che fù veramente : un vile traditore e un uomo senza onore!!!!!

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale

domenica 18 agosto 2013

LA STRAGE DI VERGAROLLLA



Il 18 agosto 1946 a Pola ,la spiaggia di Vergarolla fù luogo di un'attentato terroristico in cui morirono più di 100 persone di cui solo 64 identificate.
In quel periodo, mentre il resto dell'Istria era controllato dai titini, Pola era l'unica città dell'Istria amministrata dagli inglesi e quindi  in attesa degli esiti della Conferenza di Pace di Parigi ,Pola godeva di una relativa tranquillità non essendo sottoposta alle angherie slave che già avevano fatto scappare una parte degli istriani.
In questo contesto si colloca l'attentato ,Tito non poteva permettere che il capolugo dell'Istria,abitato quasi esclusivamente da italiani , non subisse la repressione in atto nel resto della regione e incaricò l'OZNA ,la polizia segreta jugoslava,di infiltrarsi anche a Pola.
Il giorno dell'esplosione sulla spiaggia si stava svolgendo la competizione sportiva detta “Coppa Scarioni”,era organizzata dalla società nautica Pietas Julia,attiva dal 1886 in campo sia sportivo che patriottico e fin dall'inizio osteggiata dagli austriaci e dai loro tirapiedi slavi .
Quindi oltre che per il numero di morti prodotti, questa strage ebbe una forte valenza simbolica e colpi la cittadinanza polesana dritto al cuore e ai funerali cui partecipò tutta la città si cominciò a percepire l'altra tragedia che stava per avvenire : l'esodo .
L'ospedale cittadino divenne il luogo principale della raccolta dei feriti: nell'opera di assistenza medica si distinse in particolar modo il dottor Geppino Micheletti, che nonostante avesse perso nell'esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni, per più di 24 ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro
La strage fù considerata per molti anni un incidente teoria subito scartata dalle autorità locali ,in quanto sulla spiaggia erano si presenti mine belliche che però erano state accuratamente disinnescate e il Capitano Raiola affermò che, senza il collegamento di un nuovo innesco, l'esplosione sarebbe stata impossibile e anche ammettendo un errore umano, pare assai strano che la deflagrazione sia avvenuta proprio in una giornata simile, dopo che le mine erano rimaste inerti ed abbandonate per tanti mesi .
Le indagini inglesi ma anche italiane appureranno sin da subito il coinvolgimento dell'ozna nell'attentato ma nessuno ne fece mai menzione nè in Italia nè in Inghilterra in quanto alla Conferenza di Parigi ,con il benestare del governo italiano,avevano già deciso di cedere tutta l'Istria allo stato Jugoslavo e infisciandone del tanto acclamato principio di autodeterminazione dei popoli decisero che quelle terre andavano consegnate alla minoranza della popolazione che oltretutto si era macchiata di crimini di ogni tipo.
Il resto è storia alla firma del Trattato di pace un ultimo sussulto dell'Istria italiana arrivò da Maria Pasquinelli che giustiziò W. De Winton il comandante della guarnigione britannica di Pola come gesto di ribbellione a quell'ingiusto trattato ma dopo questo fatto  comincio l'esodo anche da Pola e 28.000 abitanti su 31.000 lasciarono la città nel giro di poche settimane portandosi via anche le spoglie di Nazario Sauro,Giovanni Grion e altri patrioti istriani.
Da parecchi anni, presso il cippo a lato del Duomo di Pola, la ricorrenza viene celebrata dalla locale rappresentanza dei “rimasti” (Comunità degli Italiani di Pola) assieme ad una delegazione di esuli (Libero Comune di Pola e Circolo Istria), che però non trova l'approvazione di tutti gli esuli che in contrasto con i "rimasti" preferiscono trovarsi a Trieste, presso il cippo di San Giusto.
La cosa triste è che ancora una volta noi italiani non riusciamo ad essere uniti nemmeno di fronte a una simile tragedia forse,e questo vale non solo in questo caso, sarebbe ora di mettere da parte rancori e personalismi  e ricominciare a sentirci popolo le divisioni non faranno alto che portarci sempre più verso il baratro.

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale

giovedì 15 agosto 2013

Napoleone

Il 15 agosto 1769 ad Ajaccio nacque Napoleone Bonaparte generale italiano con cittadinanza francese e Primo Re d'Italia.
Nato in una famiglia della nobiltà italiana in Corsica all'età di 15 anni venne ammesso alla Regia Scuola Militare di Parigi , Napoleone non si considerava francese e si sentiva a disagio in un ambiente dove i suoi compagni di corso erano in massima parte provenienti dalle file dell'alta aristocrazia transalpina e diventato sottufficiale a soli 16 anni assumendo la luogotenenza di un reggimento , i suoi sentimenti non cambiarono, nel 1787 affermava: "Francesi, non paghi di averci portato via tutto ciò che ci era caro, avete anche corrotto i nostri costumi. La situazione attuale della mia patria, e l'impossibilità di mutarla, sono dunque un nuovo motivo per fuggire una terra in cui sono obbligato per dovere, a lodare uomini che per virtù dovrei invece odiare. Quando arriverò nella mia terra, che atteggiamento adottare, che linguaggio tenere? Quando la patria non è più, un buon patriota deve morire."
Diventato ufficiale allo scoppio della Rivoluzione Francese si unì al movimento rivoluzionario còrso ,dopo aver rischiato più volte l'accusa di diserzione mentre in Corsica infuriava la guerra civile  dovette scappare a Tolone con tutta la famiglia accusata di tradimento ,dove dovette affrontare 3 mesi di assedio che lo portarono alla vittoria contro monarchici e inglesi.
Nel 1795 insieme a Gioacchino Murat sventò un colpo di stato e fù nominato generale del Corpo d'armata dell'Interno.
Ma è solo nella sua madrepatria che Napoleone potra dimostrare tutta la sua forza e intelligenza .
Nel 1796 al comando dell'Armata d'Italia comincia la prima Campagna d'Itala e pur partendo con grosse limitazioni di mezzi e uomini Napoleone grazie alle sue grandi capacità di stratega e di condottiero e grazie all'aiuto degli italiani che lotteranno insieme a lui , riuscirà nel giro di un decennio a riunire tutte le terre d'Italia  da Nizza a Cattaro e da Bolzano a Siracusa e da lì partì alla conquista dell'Europa riconquistando tuttte le terre che furono dei suoi antenati romani dimostrandosi loro degno erede.
La conquista dell'Europa parte dall'Italia è sempre stato cosi e sempre sarà come dimostra il recente sciacallaggio europeo verso l'Italia , Napoleone non si fermò davanti a niente e nel 1800 fondò la Banca di Francia per liberare lo Stato dal giogo delle banche private e così facendo pestò i piedi a un nemico subdolo ma molto potente: l'elitè finanziaria che stava allungando i suoi tentacoli sul pianeta e che finanziò ogni Stato sulla strada di Napoleone.
 Lui fù il primo capo di stato ad opporsi all'usurocrazia bancaria e tutta l'Europa gli fece guerra compresi i francesi servi del potere finianziario ;come lui stesso diceva infatti:
"Quando uno Stato dipende per il denaro dai banchieri, sono questi stessi e non i capi dello Stato che dirigono le cose. La mano che dà stà sopra a quella che prende. I finanzieri sono senza patriottismo e senza decoro"
Napoleone è un personaggio ancora molto discusso soprattutto in Italia per come ha gestito Venezia e la parte orientale del Regno ma stà di fatto che fù lui a risvegliare gli animi intorpiditi degli italiani  perchè era uno di noi anche se indossava la divisa di un altro stato ma allora lo Stato italiano non esisteva ,fù lui il primo a riunirlo ,lui innescò quella reazione a catena che portò gli italiani a ribellarsi allo straniero invasore e a riscattare la Patria ,riaccese la fiamma che fece divampare il fuoco risorgimentale . Anche lui dopo il suo declino fù deriso,infangato,esiliato e alla fine ucciso perchè troppa paura faceva la sua esistenza, talmente forte era il suo spirito che anche da Sant'Elena avrebbe potuto reinfiammare tutta l'Europa morì il 5 maggio 1821, ma  la sua morte a solo ritardato l'inevitabile; il conto alla rovescia ormai era cominciato e gli imperi centrali ormai agonizzanti non resisteranno che un altro secolo per poi essere schiacciati dagli allievi di Napoleone . Ora resta solo un nemico da abbattere lo stesso che neanche lui riuscì a sconfiggere ma niente dura in eterno e anche loro presto o tardi avranno ciò che si meritano.

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale


mercoledì 14 agosto 2013

Enzo Ferrari

Il 14 agosto 1988 morì  Enzo Anselmo Ferrari, ingeniere,pilota automobilistico e imprenditore italiano fondatore della Casa autombilistica Ferrari eccellenza italiana invidiata da tutto il mondo.
Figlio di un meccanico di Modena Enzo si appassionò ai motori sin da giovane e a soli 16 anni divenne corrispondente da Modena per la Gazzetta dello Sport.
Tra il 1915 e 1916 morirono il padre  il fratello maggiore e nel 1917 venne arruolato nel Regio Esercito ma verrà presto congedato per motivi di salute.
Finita la guerra dopo esser stato rifiutato dalla FIAT Ferrari cominciò a correre per l'Alfa Romeo e nel 1923 vinse la prima edizione del Gran premio del Circuito del Savio . Dopo quella vittoria, la madre dell'asso dell'aviazione italiana Francesco Baracca, gli consegnò il simbolo che il pilota portava sulla carlinga: un cavallino rampante, e gli disse: "Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna".
Colclusa la carrirera agonistica Ferrari fondò una squadra corse collegata all'Alfa Romeo, destinata a diventare celebre come Scuderia Ferrari.
Alla fine degli anni '30 si ritirò dal settore corse e fondò a Modena la Auto Avio Costruzioni che durante la seconda guerra mondiale sarà trasferita nella sede di Maranello.
Evidentemente però il richiamo della pista era troppo forte e così Ferrari nel 1947 rifondò "La Scuderia Ferrari" con la quale vincerà 9 campionati del mondo e lì sarà la sua cosacrazione il suo successo planetario che portò la sua Casa Automobilistica ad essere la prima al mondo per notorietà e prestigio . Particolarmente significative le sue parole riguardo al suo primo successo in pista nel 1951 durante il Gran Premio di Gran Bretagna quando bettè l'Alfa Romeo:
« Quando nel 1951 Gonzales su Ferrari, per la prima volta nella storia dei nostri confronti diretti, si lasciò alle spalle la "159" e l'intera squadra dell'Alfa, io piansi di gioia, ma mescolai alle lacrime di entusiasmo anche lacrime di dolore, perché quel giorno pensai: "Io ho ucciso mia madre". »
Un grande uomo uno di quegli italiani che hanno costruito e ricostruito la nostra Patria in gente semplice ma con un grande cuore e che non ha mai dimenticato o rinnegato le sue origini ma che ha sempre guardato avati come diceva sempre: "
« Spesso mi chiedono quale sia stata la vittoria più importante di un’autovettura della mia fabbrica e io rispondo sempre così: la vittoria più importante sarà la prossima. »
Qualcun altro prima di lui disse cose simili:  "Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie dell'avvenire"
Altri uomini , altri tempi ma italiani come noi e ogni italiano può riscoprire l'Enzo Ferrari che è dentro di noi basta crederci e ricordarci da dove veniamo il resto verrà da sè nel nostro passato c'è anche il nostro futuro .

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale



lunedì 12 agosto 2013

Franchi tiratori

L'11 agosto è l' anniversario dell'occupazione di Firenze da parte dell'invasore anglo-americano.
Nella notte tra il 10 e l'11 agosto '44 le truppe della Wehrmacht e della Repubblica Sociale arretrano su una linea di fronte più a nord fermandosi nella periferia della città ma non tutti vollero abbandonare il centro della città ; ad attendere gli invasori ci furono centinaia di franchi tiratori di ambo i sessi e di tutte le età  ; gli abitanti del capoluogo del Granducato di Toscana (come sarebbe stata definita la R.S.I. per la grande partecipacione che la regione diede alla Repubblica), avrebbero atteso il nemico con le armi in pugno.
"La consegna è quella di morire sul posto" ,questa la frase detta ai soldati che tentarono di convincerli a mettersi in salvo , e cosi fecero combatterono con la certezza che sarebbero morti o combattendo o fucilati dai conigli partigiani che sarebbero entrati in città a giochi fatti.
Furono dette molte menzogne sui franchi tiratori una delle accuse più famose,infami e più ridicole fù quella di aver sparato sulla popolazione civile, sui loro concittadini.
La migliore risposta a queste menzogne la diede già nel 1944 Harold Alexander :
“La città italiana che preferisco? Firenze. Perché lì gli italiani ci hanno accolti sparandoci addosso”. 
L'Italiani di oggi dovrebbero prendere esempio dai franchi tiratori e dai soldati della Repubblica Sociale in genere si può essere fascisti o anti-fascisti ma il fatto inconfutabile è che quegli uomini combatterono solo perchè era giusto farlo, non avevano nulla da guadagnare e molto da perdere e il massimo a cui potevano aspirare era tornare a casa e riabbracciare i propi cari.
Noi oggi non siamo messi meglio , è vero non rischiamo la vita (per ora) ma abbiamo la stessa missione : combattere perchè è giusto farlo. 
L'Europa con la complicità dei nostri politici ci stà togliendo tutto e molti di noi non si muovono per paura di perdere quel poco che hanno ma non si rendono conto che gli verrà tolto comunque.
Diceva un vecchio manifesto: "Il mondo ci guarda,rialziamoci siamo ancora in tempo"  
è ora di finirla di rimpiangere gli eroi ,gli eroi si imitano non si piangono ma se aspettiamo ancora non ci resterà che piangere ed allora sarà molto più difficile risollevarsi.

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale




sabato 10 agosto 2013

Nazario Sauro

Il 10 agosto 1916 nelle carceri militari di Pola ,fu giustiziato per alto tradimento dall'Austria-Ungheria Nazario Sauro patriota,irredentista e militare italiano, tenente di vascello della Regia Marina nel primo conflitto mondiale e Medaglia d'oro al valor militare alla memoria .



Nato a Capodistria Nazario Sauro intraprese sin da adolescente la professione di marinaio diventando capitano di una nave mercantile a soli vent'anni ; a causa del suo lavoro viaggiò molto lungo l'Adriatico specialmente sulla costa istriana e dalmata ; sposò ben presto la causa dell'irredentismo,fornì inoltre armi e viveri agli albanesi che lottavano per l'indipendenza dall'Impero Ottomano.
Nel 1914 allo scoppio della guerra andò a Venezia per sostenere l'entrata in guerra dell'Italia contro l'Impero austro-ungarico
Con l’entrata in guerra dell’Italia, Sauro si arruolò volontario nella Regia Marina e venne assegnato come pilota su unità siluranti di superficie e subacquee.
Fù catturato il 30 luglio durante un'incursione su Fiume  dove la sua unità a causa della forte corrente si era andata ad incagliare sugli scogli.
Fù riconosciuto da alcuni suoi compaesani e per effettuare il riconoscimento gli austriaci non si fecero nessuno scrupolo e si servirono persino della madre che pur salvargli la vita negò di conoscerlo ma fù decisiva la testimonianza di suo cognato maresciallo della Guardia di Finanza austriaca. Processato nel tribunale della Marina austriaca di Pola fù condannato alla pena di morte per alto tradimento mediante impiccagione.
Il 10 agosto 1916 Nazario Sauro sali al patibolo innalzato dagli scherani degli Asburgo nel cortile delle carceri di Pola. Prima di porgere il collo al boia, Nazario Satiro gridò con voce possente: "Viva l'Italia , Morte all'Austria" Ripeté il suo grido per ben tre volte e serenamente si preparò a morire.
Così, fieramente, si concluse la vita di uno dei più grandi Martiri dell’Irredentismo italiano, queste le ultime frasi scitte al figlio Nino:
" Caro Nino,
Tu forse comprendi od altrimenti comprenderai fra qualche anno quale era il mio dovere d'italiano. Diedi a te, a Libero ad Anita a Italo ad Albania nomi di libertà, ma non solo sulla carta; questi nomi avevano bisogno del suggello ed il mio giuramento l'ho mantenuto. Io muoio col solo dispiacere di privare i miei carissimi e buonissimi figli del loro amato padre, ma vi viene in aiuto la Patria che è il plurale di padre, e su questa patria, giura o Nino, e farai giurare ai tuoi fratelli quando avranno l'età per ben comprendere, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto italiani! I miei baci e la mia benedizione,Papà.
Dà un bacio a mia mamma che è quella che più di tutti soffrirà per me, amate vostra madre! e porta il mio saluto a mio padre. "
Talmente amò l'Italia da donare tutto se stesso , nemmeno la morte potè spaventarlo poichè nessuno muore quando combatte per la Patria e da Capodistria a Ragusa , da Nizza a Trieste e  dal Brennero a Lampedusa riecheggia il suo nome :
Tenente Nazario Sauro
PRESENTE !!!!!

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale

venerdì 9 agosto 2013

Volo su Vienna

Il 9 agosto 1918 11 Ansaldo S.V.A. dell'87° Squadriglia Aeroplani detta la Serenissima con a capo il maggiore Gabriele D'Annunzio compirono la famosa travolata su Vienna lanciando sulla capitale dell'Impero Austro-Ungarico 400.000 volantini 50.000 scritti da D'Annunzio e 350.000 scritti da Ugo Ojetti.
Il volo fù progettato da D'Annunzio circa un anno prima e doveva avere carattere strettamente politico e dimostrativo senza quindi  recare qualsiasi offesa o danno alla città ; con questo raid l'Italia dimostrò la sua potenza incontrastata sul cielo della capitale austriaca e fece capire ai suoi cittadini che la guerra era ormai perduta .
Il volo non incontrò nessun ostacolo e non vi fù nessuna reazione da parte austroungariche .
L'impresa non militarmente rilevante ma l'eco di quell'impresa rieccheggiò in tutto il mondo e diede un'ulteriore carica ai soldati italiani durante le gloriose battaglie del Piave.
L'episodio fece molta impressione anche a Vienna . I manifestini vennero gelosamente conservati dai viennesi, tanto più in un momento in cui c'era forte penuria di alimenti e tanta sfiducia nelle sorti della guerra. Il sorvolo di D'Annunzio e le parole di Ojetti creavano ulteriori apprensioni da parte dei viennesi, che, oltre ai problemi interni, sentivano arrivare dal fronte di guerra le voci del malcontento dei loro soldati.
Il popolo italiano oppresso per molti anni dall'invasore austriaco si era preso un'altra rivincita e tempo qalche mese il torvo impero sarà costretto alla resa lasciando definitivamente il suolo italico i tempi delle loro prepotenze erano finiti.

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale

giovedì 8 agosto 2013

Alfredo Graziani

L'8 agosto 1950  morì Alfredo Graziani militare italiano che combattè in tutte le guerre italiane della prima metà del novecento e personaggio tra più celebri sardi che combatterono la prima guerra mondiale , noto soprattutto nella storia della Brigata Sassari.
Nato a Tempio Pausania in una famiglia dell'alta borghesia cittadina passò l'infanzia in gallura per poi trasferirsi a Livorno dove concluse gli studi ginnasio. Svolto il servizio militare in Piemonte A. Graziani si iscrisse alla facoltà di  giurisprudenza presso l'Università di Pisa.
Allo scoppio della Grande Guerra fu richiamato alle armi nel XVIII reggimento di cavalleria «Piacenza», come ufficiale d’ordinanza ma non volendo restare nelle retovie chiese ed ottenne di far parte dei corpi combattenti dove in seguito gli  fù affidato il comando della XII compagnia.
Subito dopo l’arrivo in trincea inaugurò, la tradizione tipicamente “sassarina” delle “azioni ardite”.
Sarà così descritto :«Animo generoso e ardimentoso spirito entusiasta e generosissimo che fece tutta la guerra fra i sardi e fu ferito varie volte ,quadrato e massiccio uomo di azione e di cuore ,un nobile esempio per i soldati, che lo seguivano ammirati ed entusiasti»
Era un tipico soldato della Brigata Sassari non solo per l’audacia guerriera ma anche per un certo star fuori dalle rigide regole della disciplina militare che gli costeranno non pochi rimproveri.
Ferito ad un piede forzò i tempi di recupero ed in soli sei mesi ritornò in trincea ma questa forzatura lo costringerà ad abbandonare il fronte nel marzo del 1918 lasciando in lui il rimpianto e il senso di colpa per essere lontano dal fronte e non poter partecipare alle  esaltanti giornate del Piave e all’avanzata verso Vittorio Veneto.
Nel dopoguerra fù a capo dell'Associazione nazionale combattenti e aderì al Partito sardo d'Azione;  riprese gli studi universitari e si laureò nel 1922 e tra il '24 e il'26 aderì al Partito Nazionale Fascista .
Nel 1934 pubblicherà un libro sulla guerra che otterrà un gran successo " Fanterie sarde all’ombra del Tricolore" .
Nell'ottobre 1935 ricevette l'onoreficenza a "Cavaliere della Corona d'Italia" subito dopo partì volontario per la guerra in Africa Orientale .   Pagò anche nella Campagna d’Africa,  il dazio di essere un combattente e non uno in cerca di stellette: andò sul fronte nei pressi di Damas in Eritrea, col grado di primo capitano nel XXIII gruppo Cammelli, combatté davvero, e fu ferito alla testa.
Nel dicembre del '37 partì volontario per la Guerra civile spagnola  in supporto alle truppe franchiste e fù nuovamente ferito questa volta ad un ginocchio.
Rientrato in Italia nel giugno 1940 con l'entrata in guerra dell'Italia all'età di 48 anni indossò di nuovo la divisa e partecipò alla campagna di Grecia al termine della quale fù congedato e riprese la professione forense.
Molti si domandarono cosa spingesse un alto borghese come Graziani , nonostante le numerose ferite subite, a rispondere sempre alle chiamate alle armi ,forse da buon fascista dispezzava la vita comoda ma probabilmente la spiegazione è molto più semplice e ce la da lui stesso:
 "come poteva un “cantore” dell’ardimento dei sardi in guerra e dell’amor patrio esimersi da dare il buon esempio e non essere laddove la patria chiamava?"
Come dice l'Inno di Mameli: "...Siam pronti alla morte l'Italia chiamò" e lui rispose sempre alle chiamate della Patria.

Camerata Alfredo Graziani
PRESENTE !!!!!!!

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale



lunedì 5 agosto 2013

Regio Corpo Truppe Coloniali

Domenica 4 agosto poche ore prima che la Kyenge venisse a Verona per ricordarci quanto siamo razzisti noi italiani a pochi chilometri di distanza a  Ponti sul Mincio (Mn) alla "Piccola Caprera", Oasi di italianità si celebrava la cerimonia in onore delle truppe coloniali che combatterono per l'Italia. Attivo dal 1885 in questo Corpo delle forze armate confluirono uomini da tutte la colonie del Regno prima e dell'Impero poi c'erano gli ascari eritrei, i somali dubat e i zaptié , i libici meharisti,savari e sphais infine le bande di Amhara etiopi .Combatterono in tutte le guerre sostenute dal Regno d'Italia sempre fianco a fianco con gli altri corpi del Regio esercito il contrario di quanto faceva la civilissima Inghilterra che mandava sempre al massacro le sue truppe coloniche per poi far intervanire gli altri corpi d'armata.
Nel 1940 il Regio Corpo Truppe Coloniali contava 250.000 effettivi che combatterono soprattutto in Africa Orientale e dove furono protagonisti dell'invasione della Somalia britannica e nella battaglia di Agordat dove il corpo d'armata ,comandato da Amedeo Guillet e dal tenente Roberto Togni , per impedire l'accerchiamento del grosso delle truppe italiane attaccò le colonne blindate inglesi armato solo di spade ,pistole e bombe a mano . L'ufficiale che subì questa carica dirà in seguito:
« Quando la nostra batteria prese posizione, un gruppo di cavalleria indigena, guidata da un ufficiale su un cavallo bianco, la caricò dal Nord, piombando giù dalle colline. Con coraggio eccezionale questi soldati galopparono fino a trenta metri dai nostri cannoni, sparando di sella e lanciando bombe a mano, mentre i nostri cannoni, voltati a 180 gradi sparavano a zero. Le granate scivolavano sul terreno senza esplodere, mentre alcune squarciavano addirittura il petto dei cavalli. Ma prima che quella carica di pazzi potesse essere fermata, i nostri dovettero ricorrere alle mitragliatrici»
Ma l'impresa più stupefacente fù durante la battaglia di Gondar dove comandati dal generale Guglielmo Nasi e con al al fianco le camice nere riuscirono a resistere per ben 7 mesi dopo la caduta di Addis Abeba ottenendo anche gli onori militari da perte degli inglesi.
Se l'Italia fascista fosse stata veramente uno stato razzista e xenofobo come vogliono farci credere queste truppe avrebbero disertato o si sarebbero arrese molto prima e non si sarebbero sacrificate con tanto entusiasmo ma la verità è che erano soldati italiani che amavano l'Italia perchè il Tricolore era la loro bandiera non erano sudditi o schiavi erano cittadini italiani.

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale

Guerra civile

"O la politica rende possibile l'agibilità politica del leader del maggior partito italiano - sottolinea Bondi - oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti"
Sandro Bondi
Proprio così, il servilismo della destra liberale e di alcuni ex-camerati verso Berlusconi  ha superato ogni limite dell'umana immaginazione , ora oltre alla minaccia di far cadere il governo si aggiunge quella assurda e grottesca di una guerra  civile. La politica attuale è proprio figlia di quel CLN che portò a questa repubblichetta delle banane al servizio dello straniero; anche allora nel 1943 i falliti della politica italiana e i nemici della Patria dopo anni di oblio decisero di scatenare l'odio fratricida poichè era l'unico modo per ritornare al potere.
Infatti mentre i due eserciti regolari ( quello del Sud e quello della Repubblica Sociale ) avevano preso precisi accordi con i propri alleati per non dover combattere MAI  contro i propri connazionali ,un'organizzazione politica priva di un qualunque riconoscimento giuridico ed al servizio degli americani arruolava oltre a degli ingenui in buona fede anche disertori,galeotti ed evasi per compiere furti,rapine,agguati ed atti terroristici senza nessun valore strategico militare ma col solo scopo di uccidere e derubare quanti più italiani riuscivano,per poi a guerra finita autoproclamarsi combattenti (status mai riconosciuto ai partigiani) e liberatori pur non avendo fatto nulla per contribuire alla vittoria americana e inglese.
D'altronde cosa mai avrebbero potuto fare 90.000 banditi (fonte Togliatti) contro gli 800.000 soldati della Repubblica Sociale ??
E tornando ai giorni nostri cos'altro possono fare i camerieri delle banche per distrarre il popolo dalla svendita dell'Italia ? Possono solo fomentare l'odio e scatenare una guerra tra poveri .
Il problema di oggi è :da che parte stare?  Nessuno ci rappresenta in parlamento, recitano tutti la parte assegnata loro da chi comanda veramente l'Europa della BCE e della Deutsche Bundesbank.
Quindi smettiamola di farci prendere in giro se vogliamo salvare la nostra Nazione dobbiamo pensarci da soli lavorando dal basso e aiutandoci a vicenda per ripristinare il concetto ormai perduto di comunità; i vari Letta,Alfano,Bersani,Berlusconi,Vendola,Maroni,Meloni,Tosi,Storace e Grillo se non verranno fermati saranno i nostri carnefici e banchetteranno con i nostri resti .

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale

sabato 3 agosto 2013

Francesco Ferrucci

Il 3 agosto 1530 a Gavinana morì Francesco Ferrucci condottiero italiano della Repubblica di Firenze.
 "Uomo di alta statura, di faccia lunga, naso aquilino, occhi lacrimanti, colore vivo, lieto nell'aspetto, scarzo nelle membra..."
Nato a Firenze da una famiglia di mercanti Ferrucci da giovane fece parte dei fanciulli di Savonarola.
Dopo che furono cacciati i Medici da Firenze, Ferrucci aderì alla Repubblica ed entrò a far parte delle Bande Nere ,in precedenza truppe mercenarie ma dal 1527 al servizio di Firenze e ne  organizzò la difesa per l'imminente arrivo delle truppe dell'imperatore Carlo V d'Asburgo.
Dopo che Volterra si ribellò a Firenze ,Francesco Ferrucci ricevette l'incarico di riconquistarla ma pochi giorni dopo la città fù presa d'assedio dalle truppe spagnole comandate dal famoso comandante di ventura Fabrizio Maramaldo.
Dopo aver intimato più volte la resa a Ferrucci ,dopo più di un mese d'assedio Maramaldo tentò un attacco alla città che pero resistette infliggendo una bruciante sconfitta all'esercito spagnolo costringendolia ripiegare su Firenze.
La vittoria di Volterra galvanizzò i fiorentini sotto assedio e Ferrucci si ritirò a Pisa per arruolare volontari ed effettuare azioni di sabotaggio alle truppe imperiali e tentare di liberare la città attaccando da due punti diversi ma il Comandante Baglioni o per mancanza di fiducia o peggio per tradimento trattò la resa dando la possibilità a Maramaldo di tagliare la strada a Ferrucci.
Il 3 agosto 1530 uscì in campo aperto e tentò un ultimo scontro per spezzare l'assedio in quella che divenne la battaglia di Gavinana . Il capo delle truppe imperiali  venne ucciso nel combattimento , ma Ferrucci venne sopraffatto da forze preponderanti e con i pochi superstiti si arrese decretando la fine della battaglia.
Fabrizio Maramaldo si fece condurre il prigioniero nella piazza del paese ma poiché i soldati non vollero alzare le mani sul comandante fiorentino ferito, lo disarmò e contro tutte le regole della cavalleria si vendicò delle offese precedenti, ferendolo a sangue freddo e lasciandolo poi trucidare dai suoi soldati.  Francesco Ferrucci prima di spirare rivolse con disprezzo le celebri parole:
« Vile, tu uccidi un uomo morto! »
 Dieci giorni dopo Firenze si arrese agli imperiali e dovette accettare il rientro dei Medici.
Il sacrificio di Ferrucci è diventato, durante il Risorgimento emblema del sentimento di orgoglio nazionale, e il nome del suo aggressore (Maramaldo) è divenuto, per antonomasia, sinonimo di "uomo malvagio, spavaldo e prepotente soprattutto con i deboli, gli indifesi, gli sconfitti"

"La storia di quest'uomo non fà che confermare come dalla caduta di Roma ma probabilmente anche prima il popolo romano-italiano non era cambiato ma erano cambiati profondamente i loro capi sempre pronti a tradire la loro gente per assicurarsi il proprio benessere ed è per questo che gli italiani hanno poco senso dello stato perchè per centinaia d'anni sono stati traditi dai loro capi e capetti ,come disse un noto personaggio del secolo scorso"La disciplina deve cominciare dall'alto se si vuole che sia rispettata in basso"

Il condottiero fiorentino è citato nella quarta strofa dell' Inno di Mameli
"...Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano..."

Comandante Francesco Ferrucci
PRESENTE !!!!!

Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale


venerdì 2 agosto 2013

Ipparco Baccich

Il 2 agosto 1890 a Fiume ,nacque Ipparco Baccich militare e irredentista patriota italiano.
Appartenendo ad una nota famiglia di patrioti fiumani,seguì presto le orme dei genitori e dei fratelli maggiori e  ancora studente fu fra i fondatori della Giovane Fiume , associazione irredentista operante in città.
Nel 1912 disertò il servizio di leva austro-ungarico che gli costerà nel 1914 la condanna a morte in contumacia e all'entrata in guerra dell'Italia si arruola volontario nei Bersaglieri insieme ai fratelli Icilio e Iti.
Falciato dalle mitragliatrici austriache cadde sul monte Veliki Hribak del Carso il 12 ottobre 1916, col grado di tenente ,al comando del terzo battaglione del 77° Reggimento Fanteria.
Dopo la guerra si susseguirono numerose iniziative in suo onore: una delle compagnie dei volontari fiumani di D'Annunzio fu chiamata "Ipparco Baccich", e successivamente all'annessione di Fiume all'Italia il suo nome - unitamente ad altri volontari fiumani caduti e decorati come Annibale Noferi, Mario Angheben e Vittorio De Marco - fu inserito nel grande monumento ai caduti che venne eretto in città in cima al Molo San Marco.
La storia ne ricorda solo una parte ma Baccich fù uno dei tanti patrioti di Istria,Fiume e Dalmazia che diedero la vita per riportare la loro terra tra le braccia della madrepatria dopo gli avvenimenti della seconda guerra mondiale verrebbe da dire che si sono sacrificati invano ma dire questo sarebe un peccato mortale perchè loro hanno scelto la via della patria e dell'onore , hanno combattuto per l'italianità della loro Terra e nonostante dei politici indegn, anche italiani abbiano ceduto le loro terre a gente che non ha mai avuto nessun diritto di averla la loro italianità è ancora viva perchè la terra è più forte degli uomini  e non accetterà per sempre di essere calpestata da dei barbari che non le portano nessun rispetto e non sono figli suoi.
Riposa in pace Tenente Baccich
Presto o tardi
                      RITORNEREMO
Luca Tamburini
Movimento Sovranità Difesa Sociale