sabato 7 luglio 2018

I VERI RIBELLI SIAMO NOI

Giuseppe Solaro
da La Riscossa n° 41 del 12 ottobre 1944
        I veri ribelli siamo noi. Noi globalmente chiamati nazi-fascisti. In realtà ci ribelliamo all’opinione universalmente diffusa di essere ormai boccheggianti e prossimi alla fine, o come scrive “Il grido di Spartaco” da dodici mesi senza mutare di un rigo, d’essere “la belva agli ultimi rantoli”. Ci ribelliamo ogni momento anche al cosiddetto buon senso comune che in quel determinato momento coglie circostanze a noi totalmente avverse. Ci ribelliamo all’idea di non aver più nulla da fare contro un cumulo di nemici potentissimi di armi e vettovaglie. Come pensare, dice l’uomo della strada, che tedeschi, giapponesi e fascisti possano resistere ad una America, indisturbata nelle sue fonti di produzione bellica alimentate da esuberanti dotazioni di materie prime, ad una Inghilterra seminatrice di doviziose armate d’ogni colore attinte alle immense colonie, a una Russia formidabile di uomini e ordigni di guerra, a tre potenze di tutto munite, padroni di tre quarti del mondo, credute persino nel loro programma di “liberazione”? Nondimeno ci ribelliamo ai colpi avversi della sorte, alla mala fortuna, alla incredulità degli altri, nella nostra certezza e nella nostra fede. Ci ribelliamo alle prospettive di tremende punizioni che ci attenderebbero a breve scadenza. Ci ribelliamo pure all’antipatia e al vuoto che ci crea attorno una turba di vigliacchi timorosi persino di riconoscere almeno il nostro valore con una parola, un sorriso, perché questo potrebbe pesare all’arrivo degli anglo-americani. Noi siamo i veri ribelli! Per gli altri è facile farsi chiamare ribelli, quando i successi degli alleati incoraggiano, nella fase in cui l’iniziativa bellica è dalla loro. È piacevole farsi chiamare ribelli quando si è circondati dalle premure di tanti pavidi che intendono crearsi benemerenze verso “il cavallo vincente”; quando si hanno incitamenti e aiuti dai plutocrati che puntano sull’affare ritenuto più sicuro, pur senza trascurare la distribuzione dei rischi; quando pare eroico in senso utilitaristico seguire la corrente e farsene paladini. NO, non sono ribelli questi opportunisti degli eventi contingenti, che la pensano come la preponderante parte della popolazione mondiale che circoscrive il nucleo nazional socialista, fascista e nipponico. In realtà non ribelli sono quegli sciagurati nostrani che convinti del possesso di una buona carta di credito scontabile a breve scadenza, allargano le ferite della Patria martoriata. Questi partigiani guidati dagli inglesi e slavi, sono in gran parte volgarissimi banditi e grassatori, per i quali è una bazza la maschera di un ribellismo politico sul vero volto della rapina e della delinquenza comune e sono nel resto disorientati senza un preciso obbiettivo, tanto che i dissidi tra le varie correnti sono numerosi e insanabili. I veri ribelli siamo noi. Ribelli contro un mondo vecchio di egoisti, di privilegiati, di conservatori, di capitalisti oppressori, di falliti sistemi, di superate ideologie, di dottrine ingannatrici, dei falsi e dei bugiardi. Ribelli insomma contro il mondo dell’ingiustizia. Ribelli in nome di una santa causa, di una società giusta e ordinata, di rispetto del lavoro, di dignità nazionale, di amore alla Patria, al nucleo famigliare, alle onorevoli ed egregie cose intraprese nella vita. Ribelli di fede. Ribelli che non misurano gli ostacoli, che non si soffermano sulle prospettive. È la fede che trasfonde nei nostri cuori la certezza della vittoria, accesa come una fiaccola ardente, anche nel buio della sfortuna. Certezza materiata di armi che vibrano, di cervelli che demoliscono nel genio inventivo la superiorità avversaria, di slancio, di sicurezza baldanzosa ai limiti del possibile, di riprese entusiasmanti, di eroismi travolgenti. Certezza che crea la carta buona, l’ultima carta, quella del trionfo.
        È il miracolo delle minoranze che creano la Storia, oggi come ieri, come l’altro ieri, come domani. Colombo era solo nel suo viaggio, Galileo deriso, Mazzini parlava solingo a italiani sordi, Garibaldi contava su mille, il modesto Piemonte dava l’unità ad una nazione, le piccole repubbliche italiane irradiavano la luce di un impero latino spirituale e materiale su estese plaghe del mondo medievale. È il miracolo dei fanatici, dei credenti, dei fedeli. Osservate il popolo tedesco. All’offensiva simultanea da ogni lato dei nemici, pareva a chiunque possibile un crollo germanico. Eppure? Il soldato tedesco si è fatto più coriaceo, il popolo più tenace e compatto. Ovunque combatte. In nessun punto diserta la lotta. In tutti i fronti strappa l’ammirazione al nemico e al destino il diritto alla vita. E il miracolo di questo popolo attaccato da tutto il mondo è la situazione di oggi, sostanzialmente consolidata. In Occidente la cavalcata anglosassone verso il confine tedesco ha assunto il ritmo più modesto del passo d’uomo fortemente contrastato. In Oriente le pur gigantesche e tenaci offensive bolsceviche, hanno perduto il mordente strategico delle precedenti e nel giuoco dei grandi spazi gli eroici soldati germanici, col sangue, la tecnica e la manovra solidificano vieppiù le loro linee di resistenza. Al Sud, i violenti colpi di maglio di Alexander e Clark non hanno frantumato lo schieramento tedesco come ritenevano con eccessiva sicurezza. Possiamo ben dire che la spaventosa offensiva concentrica dei nemici dei veri popoli proletari, ha fallito nei suoi obiettivi risolutivi entro quest’anno, come De Gaulle amaramente constata, mentre il popolo tedesco acquista nuovi titoli per la vittoria. Speranza? No, fede. La fede dei fanatici, il miracolo dei ribelli dell’onore, contro i colpi della sorte, nel nome di un’Idea e della novella storia. Osservate Mussolini. Una vita leggendaria, una cavalcata eroica nelle strade della Storia, seguito dalle folle nella buona fortuna, dai pochi fanatici nella cattiva, sempre solo nel genio altissimo. Tenace, incrollabile nel grande amore per l’Italia, in ogni circostanza, bella o amarissima. Solo, con pochi uomini fedeli fino al sacrificio, dopo il tradimento nefasto e il caos spaventoso dell’8 settembre, compie il miracolo di una Repubblica che affida alla storia le leggi dell’onore dell’eroismo, della giustizia sociale. Ribelli al corso tortuoso degli eventi, alla forza d’inerzia di un mondo superato, bolso, meschino, traccia la via del progresso e della civiltà. Non c’è dubbio, e ogni italiano la cui mente non sia obnubilata dai pregiudizi, deve convenire che i ribelli nel senso nobile della parola, siamo noi, noi fascisti, tedeschi, nipponici, noi autentici partigiani della Patria. Qualunque cosa accada noi siamo destinati alla vittoria, e l’ultima battaglia di questo immane conflitto, fiammeggerà al fuoco della nostra fede nella giusta causa e del nostro amore infinito ad onta di tutto, per l’Italia, per i lavoratori italiani. Su dunque animelle smarrite, coscienze incerte, cervelli traviati, cogliete l’attimo fuggente nel quadrante del destino e seguiteci per la strada maestra che con lo spirito e il ferro, percorriamo verso la luce della giustizia.

Luca Tamburini
Movimento Sovranità e Difesa Sociale