ISTRIA,FIUME,DALMAZIA L'ITALIA DIMENTICATA
Si avvicina il 10 febbraio il giorno del ricordo ; dopo la foga dei
primi anni in cui fù istituito questo giorno, ormai l'argomento sembra
aver perso interesse a livello politico e mediatico visto che anche il
compagno Fini ,che fu uno di coloro che promosse l'iniziativa, lo snobba
spudoratamente e il tutto si risolverà con le solite ipocrite
celebrazioni e le altrettanto ipocrite parole dell'uomo col pannolone.
Perchè in realtà questo giorno dà ancora molto fastidio alla politica
e ancora non si capisce cosa l'abbiano istituito a fare se poi chiunque
può permettersi di ripudiarlo, anche pubblicamente, senza subire
conseguenze; insomma la questione dei confini orientali non è ancora
risolta.
Molti, soprattutto a sinistra, hanno sempre liquidato l'argomento con
la solita filastrocca "erano soltanto quattro fascisti", "erano solo
degli assassini" e così via , nessuno si è mai soffermato ad analizzare i
fatti : in Istria, Fiume e Dalmazia furono assassinate tra le 10000 e
le 20000 persone di ogni etnia, credo politico e classe sociale e allo
stesso modo l'esodo riguardò tutti gli abitanti della zona che
abbandonarono tutto pur di mantenere la cittadinanza italiana. Ma
facciamo un passo indietro.
Sull'italianità della Venezia-giulia si è discusso molto a sentire
gli slavi soprattutto i croati quelle terre sono sempre appartenute a
loro: beh forse dovrebbero studiarsi meglio la storia di quelle
terre.L'Istria è stata conquistata dalla Roma repubblicano nel II
secolo a.C. e fù completamente romanizzata già dal I secolo d.C. infatti
già nel 27a.c. l'imperatore Augusto spostò i confini dell'Italia fino a
comprendere tutta l'Istria e lo stesso imperatore nel suddividere
l'Italia in regioni a seconda delle popolazioni che le abitavano mise
l'Istria insieme a tutto l'attuale triveneto.
Dopo la caduta dell'impero d'occidente anche la Venezia-Giulia come
il resto dell'impero subì svariate invasioni barbariche che però furono
di breve durata e non modificarono le etnie che abitavano la zona che
rimase sempre sotto l'influenza dell'impero bizantino fino al X secolo
per poi passare sotto la Serenissima fino alla sua caduta nel 1797.
Le prime popolazioni slave arrivarono proprio grazie alla Serenissima
che per ripopolare le zone interne rimaste disabitate per carestie e
pestilenze fecero emigrare queste genti dalle terre limitrofe;
ovviamente la migrazione fu limitata ad alcune zone dell'entroterra che
comunque mantenevano una maggioranza italiana mentre le coste invece
erano abitate quasi esclusivamente da istro-veneti.
Proprio in questo periodo ci venne lasciato un autorevole attestato
d' Italianità niente meno che da Dante Alighieri che ne "La divina
commedia" scrive:"Si come ad Arli, ove'l Rodano stagna,Si com' a Pola
presso del Quarnaro,Ch'Italia chiude, ei suoi termini bagna ", facendo
capire anzitutto che l'Italia non era un'espressione geografica ma una
nazione con solide fondamenta e che l'Istria faceva parte di questa
nazione indicando Pola come confine orientale dell'Italia.
Anche grazie alla stabilità politica portata dalla Serenissima la
convivenza tra slavi e italiani è stata pacifica per secoli fino
all'arrivo degli austriaci.
Infatti Venezia cadde per mano di Napoleone ma la parentesi francese
fù molto breve e venne ceduta all'Impero Austriaco e qui cominciarono i
problemi:
gli austriaci non vedevano di buon occhio l'egemonia italiana della
Venezia-Giulia e da subito cercarono di destabilizzare la zona per
controllarla meglio vennero effetuate migrazioni forzate di popolazioni
slave in massa verso i territori italiani costringendo molti italiani a
cambiare aria con la forza, l'Imperatore nominò nella zona solo vescovi
slavi insomma tutta una serie di azioni volte a de-italianizzare la
Venezia-Giulia; purtroppo questa azione fu abbastanza efficace in
Dalmazia dove gli Italiani pur rimanendo l'etnia prevalente arrivavano
ad 1/4 massimo 1/3 del totale ,il resto erano minoranze di slavi, greci,
austriaci, albanesi e turchi quindi l'invasione attuata dall'Austria
convinse molti italiani a spostarsi o sulla penisola o più a nord a
Fiume o in Istria o a Venezia.
Come dicevo queste migrazioni sortirono l'effetto sperato solo in
parte in Dalmazia poichè a Fiume, Zara e nell'Istria fino al 1945 la
popolazione italiana sarà sempre predominante soprattutto sulle coste.
In questo periodo si pongono le basi per i fatti che avverranno dopo
la seconda guerra mondiale ; infatti le politiche austriache danno luogo
a molti scontri tra italiani e slavi fomentati soprattutto non tanto
dagli slavi che abitavano li da generazioni ma da quelli appena arrivati
che ,come gli attuali immigrati, puntavano a prendere il posto degli
italiani ottenendone i beni e le terre come fosse un loro diritto
sacrosanto e nel giro di pochi anni l’astio coinvolse anche coloro che
volevano convivere pacificamente.
In tutta Italia intanto stava iniziando il Risorgimento e con esso
iniziava anche il fenomeno dell’irredentismo ; insomma stava nascendo
una coscienza collettiva in tutti gli italiani un’unica volontà : quella
di riunire l’Italia.
L’instabilità della Lombardia e del Triveneto allentarono la morsa
austriaca sulla Venezia-Giulia che rimase in una situazione di stallo
fino al 1914.
Allo scoppio della guerra, causato proprio da quegli stessi slavi di
cui l’Impero voleva servirsi per i suoi loschi scopi, l’Italia rimase
neutrale fino patto di Londra con il quale l’Italia scioglieva i suoi
impegni con Austria e Germania per allearsi con Francia, Inghilterra e
Russia contro Austria, Germania e Turchia in cambio l’Italia doveva
ottenere le terre irredente cioè quei territori italiani ancora sotto
dominio austriaco :Trentino, Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia.
A guerra finita i patti non furono rispettati, e all’Italia vennero
negati Fiume e la Dalmazia.Così D’Annunzio iniziò l’Impresa di Fiume ma
la sua reggenza fù interrotta dai bombardamenti italiani nel Natale
1920. Sarà il Duce a restituire all’Italia Fiume e Zara nel 1924 con il
Trattato di Roma.
A onor del vero bisogna ammettere che negli anni venti iniziarono le
prime rese dei conti tra italiani e slavi con pestaggi e prepotenze di
vario tipo ma contrariamente a quanto dicono alcune fonti storiche di
dubbia provenienza l’Italia non privò mai le popolazioni slave dei loro
diritti fondamentali e non vi fù mai nessun tentativo di liberarsi delle
popolazioni slave né con le buone né con le cattive come si suol dire e
nelle scuole italiane vi erano bambini di tutte le etnie ,basti pensare
che Giacomo Vuxani, vice-prefetto di Zara nel’44 era italo-albanese.
Inizia la seconda guerra mondiale, nel ’41 Italia e Germania invadono
la Jugoslavia, dove i popoli slavi si divisero in due i partigiani e i
filo tedeschi e sui balcani si consumarono i più brutali combattimenti e
rappresaglie di tutta la guerra ai quali parteciparono sicuramente gli
italiani e i tedeschi ma nella maggioranza furono scontri fratricidi
avvenuti tra gli Ustacia croati di Pavelic e i partigiani comunisti di
Tito e i cetnici Mihailović.
E così arriviamo all’8 settembre 1943 con l’esercito italiano allo
sbando e quello tedesco che si stava riorganizzando gli slavi iniziarono
i primi omicidi a sangue freddo venivano prelevate tutte le persone in
vista del posto ,indipendentemente dalla razza ,credo politico e ceto
sociale, e a seconda della zona venivano legate a due a due e gettati in
mare o nelle famose cavità carsiche chiamate foibe.
In un solo mese di rastrellamenti assassinarono centinaia di persone
finchè i tedeschi non ripresero il controllo della zona a fine ottobre.
Purtroppo il peggio deve ancora venire finita la guerra inizia il
calvario per gli italiani della Venezia-Giulia; ora a essere rastrellati
non sono più le persone in vista del paese o della città ma qualunque
cittadino italiano che non accetti di cedere tutti i suoi beni e la sua
cittadinanza allo stato jugoslavo ,tutti i funzionari pubblici tutte le
forze dell’ordine i reduci della Grande guerra persino dei partigiani
che combatterono per l’italianità dell’Istria e in generale chiunque non
volesse collaborare se non riusciva a scappare o veniva ucciso o finiva
nei campi di concentramento. In questo clima di terrore gli italiani
cominciarono l’esodo ,lasciarono tutto pur di non rinunciare alla loro
italianità.
In tutta la Venezia-Giulia tra il ’45 e il’54 furono uccisi oppure
scomparvero da un minimo di 10 mila a un massimo di 20 mila italiani e
350 mila presero la via dell’esodo; emblematico è il caso di Pola dopo
la firma del trattato di Parigi in cui tutta l’Istria ,Fiume e la
Dalmazia vennero ceduti alla Jugoslavia nel giro di una settimana 28
mila polesani su 31 mila lasciarono Pola per non tornarvi più.
A confermare la ferma volontà da parte di Tito di fare pulizia etnica
ci sono le parole del suo braccio destro Milovan Gilas : « Nel 1945 io
e Kardelj fummo mandati da Tito in Istria a organizzare la propaganda
antitaliana. Si trattava di dimostrare alle autorità alleate che quelle
terre erano jugoslave e non italiane. Certo che non era vero. Ma
bisognava indurre tutti gli italiani ad andar via con pressioni di ogni
tipo. E così fu fatto »
Questa è la storia della Venezia-giulia una storia millenaria di una
terra italiana nel profondo che è stata e che viene continuamente messa
in discussione per opportunismo politico.
Chi sostiene la non-italianità della regione o è un bugiardo o è un
ignorante in entrambi i casi dovrebbe vergognarsi ma noi non dobbiamo
curarci di costoro come diceva Dante “non ti curar di loro ma guarda e
passa” perché niente è più bello della verità .
Ce l’hanno messa tutta per cancellare l’italianità di quelle terre ma
non ci sono ancora riusciti: hanno proibito l’insegnamento
dell’italiano ma la gente parla ancora il dialetto istriano e canta
ancora le canzoni popolari di allora, hanno profanato le tombe degli
italiani ma ce le siamo portate via e il loro ricordo non si è
cancellato , hanno distrutto i monumenti e le statue italiane ma l’arena
romana di pola e l’arco di trionfo sono ancora lì a testimoniare
l’italianità della città, a Spalato la porta aurea e il palazzo di
Diocleziano sono ancora in piedi, il leone di San Marco sigilla ancora
tutti i palazzi ducali e le piazze della costa, Ragusa non è cambiata di
una virgola e alla fine hanno quasi raso al suolo Zara ma dalle macerie
sono stati scoperti dei reperti romani sconosciuti sino ad allora.
Mettetevi l’animo in pace anti-italiani la storia quella vera non si
cancella neanche con le bombe ‘perché in Istria, Fiume e Dalmazia anche
le pietre parlano italiano speriamo solo che ci siano ancora italiani in
grado di ascoltarle.
Luca
Tamburini ,nipote e figlio di esuli istriani
Movimento Sovranità Difesa Sociale