Tratto da
http://www.ica-net.it/pascal/Guerra%20e%20pace/index.htm
La guerra non è da considerare solo come una calamità e come un danno per l’uomo
ma è anche da vedere come uno degli elementi fondanti dell’umanità stessa. Ciò si
capisce constatando che la guerra esiste praticamente da quando esiste l’uomo e che
ogni civiltà, dalle più primitive alle più avanzate, ha sempre praticato la guerra
considerandola a volte sacra e a volte, come anche nelle democrazie dell’800, una
licenza di uccidere per contribuire al bene dello stato. L’importanza della guerra è
anche definita dal fatto che, mentre questa attività ha una definizione, ( atto di
violenza collettivo a favore di uno scopo politico e legittimato dai contendenti tramite
regole diverse da quelle ordinarie) il suo contrario, la pace, è definita solo come
assenza di guerra. Nella storia inoltre la guerra è sempre stata ritenuta giusta e utile
all’uomo e molti pensatori come Lutero(guerra preferibile a pace ingiusta), Hegel(
guerra plasma lo stato), Clausewitz hanno riconosciuto l’importanza della guerra
anche se già a partire dall’età moderna alcuni pensatori hanno manifestato la loro
avversione contro la guerra. Questo successo della guerra nella storia è dovuto al fatto
che essa è paragonabile all’antica festa orgiastica poiché sfoga
l’aggressività e sovverte le regole convenzionali; per questo il bisogno di guerra
è aumentato al progredire della civiltà che, come dice Freud, crea regole e contribuisce
ad aumentare i desideri repressi. Al giorno d’oggi la guerra è stata bandita perché
la minaccia nucleare l’ha resa troppo pericolosa per la sopravvivenza della vita
sulla Terra; così la guerra è diventata un disvalore assoluto tanto che oggi, quando è
necessaria, la si camuffa sotto il nome di " azione di pace " e non la si
dichiara più. Prima della Bomba però, anche nelle società civilizzate, la guerra è
sempre stata utile poiché oltre ad essere foriera di pace ha sempre promosso la mobilità
sociale anche tramite bruschi cambiamenti dei ruoli dei singoli ( infatti le classi
dinamiche sono sempre a favore della guerra mentre quelle statiche che hanno paura di
perdere i privilegi sono contrarie. ).
La guerra ha anche favorito gli scambi culturali tra popoli diversi e il progresso
tecnico determinando pesantemente la società ed ha anche assunto, come teorizza Maltus,
il ruolo di regolatrice tra popolazione e risorse.
Oggi queste funzioni le svolge in parte l’economia, ma la guerra è più completa
perché ha in sé anche la variabile del ribaltamento sociale; anche per questo la voglia
di guerra supera il motivo economico ed è diffusa nella popolazione oltre che nei capi.
La guerra, come tanti altri, è un fenomeno periodizzabile in tre stadi: lo stadio
arcaico, quello medievale e quello moderno. Nel primo periodo la guerra è condotta per
necessità e per riequilibrare le risorse; è considerata come un avvenimento accidentale
e non è sistematizzata in nessuna filosofia. Essendo la vita dura, la guerra non è
intesa come un diversivo rispetto ad una vita piatta ed essendo la vita comune tutti gli
uomini è intesa come simbolo stesso di virilità. Nel periodo medievale la guerra
determina la formazione di una vera e propria classe sociale ( bellatores oltre che
oratores e laborantes) ed è rappresentata dalla cavalleria pesante. In questo periodo la
festa è molto simile alla guerra poiché le battaglie sono piene di regole e la guerra
coinvolge solo chi è intenzionato a farla ed è cortese, moderata e non fanatica. Il
guerriero assume notevole importanza perché il periodo è molto turbolento e molte volte
l’uso della forza vince sulla ragione. Nel periodo moderno, che inizia circa con la
rivoluzione francese, nasce il concetto della nazione in armi e ciò provoca il
coinvolgimento nella guerra del popolo, dell’economia e della scienza. Questo tipo di
guerra totalizzante mobilita l’intera nazione e spersonalizza il nemico in quanto
questo diventa un bersaglio a cui sparare e ciò rende più facile ai soldati combattere.
L’apogeo di questo tipo di guerra è rappresentato dalle due guerre mondiali : il
primo conflitto si delinea come guerra totale in quanto è combattuta con tutti i mezzi ma
distingue tra la situazione del fronte e quella della società civile, il secondo
conflitto invece è una guerra assoluta perché coinvolge davvero tutti gli aspetti della
nazione facendo entrare davvero tutta la popolazione in guerra. In questi due conflitti
per la prima volta il guerriero perde prestigio e il termine militarismo diventa
spregiativo; ciò avviene perché le macchine superano l’uomo come potenza e gli
impediscono quegli atti di eroismo tipici di tutte le guerre precedenti sottraendo così
buona parte al protagonismo dell’uomo; però, anche in questi conflitti, i reduci
sono felici di ciò che è accaduto e ciò dimostra ancora una volta che gli uomini son
portati alla guerra.
Questa constatazione però non vuol dire che l’uomo è portato all’odio
poiché questo non è l’essenza della guerra. Come si è già detto, il desiderio di
guerra cresce con la civiltà e con essa cresce anche l’importanza dell’etica;
ciò vuol dire che l’etica contribuisce alla formazione del desiderio di guerra
poiché reprime l’aggressività; nella civiltà l’aggressività è stata sfogata
anche con altri mezzi ed è stata contenuta dalla vita agricola. Nelle società moderne
però l’aggressività sale perché lo stato esercita il monopolio della forza e
esercita il controllo sull’aggressività dei cittadini per consentirla, almeno prima
della Bomba, esclusivamente nella guerra. Nella società contemporanea inoltre
l’aggressività è acuita dal crowding.
La società contemporanea sembra aver bisogno della guerra anche perché questa
risveglia i valori di altruismo e di solidarietà, sviluppa il cameratismo, soddisfa i
desideri di avventura della classe piccolo borghese, deresponsabilizza l’individuo
che deve sottomettersi alla guerra non potendo influire sul tempo d’attesa , porta in
luce i sentimenti essenziali e elimina la competizione di classe. Inoltre la guerra, con
la presenza della morte, dà un enorme valore alla vita e rende la morte, in quanto
violenta, morte feconda per l’umanità. La guerra determina anche
l’autocoscienza individuale poiché mette alla prova l’individuo e ciò sarebbe
molto utile nella nostra società in cui impera la crisi di identità. Oggi però la
guerra è impossibile e per la prima volta si assiste ad un numero crescente di giovani
pacifisti;infatti i giovani storicamente erano quelli più portati alla guerra mentre oggi
ripiegano la loro vitalità verso il pacifismo o, come nel ’68, nella speranza di una
rivoluzione imminente dove la Bomba è inutilizzabile.
La minaccia nucleare azzera la possibilità di guerra utilizzando l’equilibrio del
terrore e fondando così la pace sulla minaccia di auto distruzione e quindi sulla
possibilità potenziale di fare la guerra. Ciò porta ad un pacifismo obbligato basato
sulla minaccia e quindi sulla violenza e porta anche ad un concetto di pace perpetua
hobbesiana dove un super stato mondiale impone con la sua forza e la sua autorità una
pace a lui favorevole. In questo caso si potrebbe parlare d pax russo-americana dove
questi due super stati impongono la pace tramite il reciproco ricatto nucleare. Questa
situazione di impossibilità di far la guerra fa proliferare le alternative del
terrorismo, della guerriglia e dela guerra civile, soluzioni che permettono alle due
superpotenze di combattere per interposta persona senza così dover ricorrere
all’arma nucleare. Queste forme di combattimento però sono peggiori della guerra
perché in primo luogo, non essendo legalizzate dai due contendenti sono lotte senza
quartiere non controllabili e difficili da controllare a causa del loro carattere di
violenza privata. Inoltre queste alternative, al contrario della guerra, sono
caratterizzate dalla cattiva coscienza e dal rimorso in quanto molte volte colpiscono
persone neutrali che non appoggiano in nessun modo uno dei due contendenti. Oltre a ciò,
le alternative alla guerra si basano solo su una iusta causa che, finito il conflitto,
può essere messa in dubbio provocando il rimorso. Per queste ragioni queste modalità di
combattimento non soddisfano più alcune pulsioni legate alla guerra e aggiungono solo
ulteriori pesi sulla coscienza. In occidente invece è impossibile condurre anche questi
tipi di combattimento a causa del troppo controllo delle due super potenze, per questo si
sono elaborate varie contromisure alla guerra che però si sono rivelate inutili o
nefaste. La prima contromisura è costituita dal calo demografico che ha come conseguenza
la minor presenza di giovani (i più portati alla guerra) nella società; questa
contromisura però è bilanciata dal crowding che aumenta l’aggressività e quindi il
bisogno di guerra. Un’altra alternativa è costituita dal permissivismo sessuale che
dovrebbe stemperare l’aggressività. Una terza soluzione è il consumismo che, come
una droga, tranquillizza la gente ponendola nell’agio e nella tranquillità
costituita dall’avere tutto subito, però anche questa soluzione, come ogni droga,
dopo poco diventa eccessiva e contribuisce ad esasperare l’aggressività. Anche lo
sport serve a canalizzare la violenza e la stessa funzione è assunta dalle bande
giovanili e dagli spettacoli violenti; queste istituzioni però sono insufficienti perché
si limitano a far vedere la violenza(escluso lo sport) senza però lasciarla praticare.
Un’altra modalità di sopportazione della mancanza della guerra è costituita dagli
sport estremi che forniscono a chi li pratica il rischio senza però quella naturalità e
inevitabilità proprie della guerra. Anche il potlach (emulazione autodistruttiva dove si
sperperano risorse) è una valida alternativa alla guerra e la stessa corsa agli armamenti
nucleari è un potlach; questo tipo di potlach però, basandosi sulla repressione
dell’aggressività, contribuisce ad acuire la sete di guerra. Tutte queste
contromisure sono quindi poco efficaci perché mancano della naturalità della guerra e a
volte sembrano rischi inutili. L’assenza di guerra nella nostra società ha anche
portato all’aumento della criminalità, dei suicidi, del problema della droga e delle
nevrosi; ciò è avvenuto perché con la scomparsa della guerra, è venuta meno la
solidarietà, portando così l’individuo ad una solitudine interiore; inoltre il
singolo, non potendo più essere aggressivo, ha riversato questa aggressività contro di
sé. L’assenza di guerra ha anche provocato l’aumento delle malattie dovute allo
stress poiché, come hanno osservato molti reduci della prima guerra mondiale, in guerra
lo stress sembra svanire( eccetto la nevrosi da fronte).
Nella società di oggi la guerra è stata uccisa dalla tecnologia poichè la Bomba ha
impedito oggettivamente di condurre una guerra convenzionale. Prima delle società
industriali infatti l’uomo e la tecnica erano in equilibrio poiché ogni guerriero
possedeva la sua arma che però, pur essendo rispettata, non si sostituiva mai troppo
all’elemento umano in guerra. La tecnologia ha cominciato a sostituire l’uomo
con l’avvento delle armi da fuoco e l’ha sempre più messo da parte
nell’epoca industriale poiché la macchina ha superato l’elemento umano. Prima
della Bomba però c’era sempre il sistema arma-contromisura che permetteva la
dialettica difesa-offesa tipico della guerra; con l’arma atomica questo sistema è
saltato e ciò ha ammazzato la guerra. Concludendo, nel nostro secolo ci sono due
importanti problemi: il primo è il fatto che l’Atomica può distruggere il mondo; il
secondo è il fatto che la Bomba non lascia più condurre la vecchia, cara, onesta
tradizionale guerra.