mercoledì 6 maggio 2015
Generale Graziani : " L'Eroe del Pasubio"
Il Generale Andrea Graziani nacque a Bardolino il 15 luglio 1864.
A 17 anni fu ammesso alla Scuola Militare e fece ben presto carriera.
Nel 1883 come sottotenente fu di stanza in africa orientale col III° Battaglione d'Africa durante la colonizzazione dell'Eritrea per poi passare alla scuola di guerra.
Sia in pace che in guerra diede prova di coraggio, abnegazione e sangue freddo .
Nel 1906 a Treviso mise a rischio la sua incolumità per fermare dei cavalli imbizzarriti attaccati ad una carrozza ; nel 1908 si trovava a Messina durante il famoso terremoto e si distinse per l'organizzazione dei soccorsi per lo sgombero e per la ricostruzione .
Il Maggiore Graziani nella zona terremotata si dimostrò impareggiabile per intelligente attività nel gestire l'emergenza tanto che il Consiglio Comunale di Messina gli conferì la cittadinanza onoraria della città.
Pochi mesi prima della guerra durante il terremoto di Avezzano riconfermò la sua capacità di organizzatore nell’opera di salvataggio e ricostruzione e in soli 45 giorni i 12 paesi della zona erano completamente baraccati con forni e botteghe ricostruite.
Promosso generale a capo della I^ Armata ,durante una battaglia sugli altopiani davanti a Folgaria Graziani fù ferito ad una gamba ma nonstante ciò non volle lasciare il campo di battaglia e guidò all'assalto i due battaglioni che in mancanza di ordini non sarebbero riusciti a sfruttare il momento favorevole, completando così la vittoria conquistando Bocca Vall'Orsara (Folgaria) .
Durante la convalescenza continuò a girare il fronte in auto per tener sotto controllo la situazione e per far sentire alle truppe la vicinanza del loro comandante.
Ma le imprese che lo renderanno famoso saranno al comando della 44^ Divisione che riuscì a tenere saldamente il fronte del Pasubio sia durante la Strafexpedition che durante tutta la durata del conflitto ; l'aggressività della 44^ Divisione era particolarmente temuta dagli austriaci e grazie a queste battaglie Graziani divenne famoso come l'"Eroe del Pasubio" e gli valse una Medaglia d'Argento al valor militare.
Il suo ordine del giorno del 3 luglio 1916 enucia :
ALLE TRUPPE DEL MONTE PASUBIO
VORREI BACIARE UNO AD UNO TUTTI VOI – UFFICIALI, GRADUATI DI TRUPPA, SOLDATI – VALOROSISSIMI DIFENSORI DEL MONTE PASUBIO. PERCHE’ TUTTI SAPPIATE LA RICONOSCENZA DEGL’ITALIANI PER IL GRANDE RISULTATO CHE IL VOSTRO SACRIFICIO DEI GIORNI 1 E 2 LUGLIO HA DATO ALLA SALVEZZA DELLA PATRIA.
IL NEMICO ERA AD UN PASSO DALLE “PORTE” CREDEVA ESSERSELE APERTE COL TERRIBILE
BOMBARDAMENTO CON CUI VI HA SFRAGELLATO PER TANTE ORE. – MA NON HA VALUTATO CHE FRA LUI E LE “PORTE” STAVANO I FIGLI D’ITALIA IN TALUNI TRATTI POCHI SUPERSTITI – MA TUTTI DECISI A MORIRE SUL POSTO PER NON LASCIARLO PASSARE
LA VOSTRA EROICA RESISTENZA HA DATO TEMPO AI COMPAGNI CHE COMBATTEVANO VITTORIOSAMENTE NELLE VALLI VICINE DI ACCORRERE IN VOSTRO AIUTO PRIME CHE NEANCHE UN METRO DELLA LINEA DI DIFESA CADESSE NELLE MANI DELL’ODIATO NEMICO.CON SOLDATI COME VOI LA VITTORIA CI ACCOMPAGNERA’ SEMPRE, E SON SICURO DI PORTARE LA NOSTRA BANDIERA A QUEI MONTI DEL TRENTINO DOVE ABITANO I PIU’ LONTANI ITALIANI, LA DOVE NASCONO LE ACQUE CHE SCENDONO AI NOSTRI MARI.
EVVIVA L’ITALIA! EVVIVA IL RE!
Dalla 44^ Divisione passò al comando della 33^ e mantenne l’occupazione di uno dei più tormentati settori carsici, il Generale, durante una vittoriosa offensiva sul Carso , diede in quattro giorni di accanita battaglia esempio di valore personale alle sue truppe, dividendo con esse, fino alle linee più avanzate, le fatiche ed i pericoli della lotta.
Dopo la Disfatta di Caporetto il generale dovette affrontare l'emergenza delle popolazioni sfollare e gestire i reggimenti allo sbando che imperversavano tutto il fronte.
Gli venne affidato l’incarico di curare la disciplina del movimento ferroviario e per la via ordinaria dei Reparti della 2^ Armata che, ripiegava sotto la pressione del nemico.
Era in giuoco la salvezza dell’Italia, perché le truppe che ancora combattevano per arginare il nemico dal mare alla Val Brenta dovevano non solo non essere intralciate nei loro movimenti, ma anche ricevere i rifornimenti necessari.
Agì coadiuvato soltanto da pochi ufficiali e da reparti di cavalleria e carabinieri. Era il suo nome che figurava nelle migliaia di manifesti fatti affiggere in ogni luogo, era l’apparire della sua persona che rincuorava le truppe le quali marzialmente sfilavano a Lui dinnanzi. Le popolazioni che da Lui ricevevano ordini, suggerimenti ed aiuti.
In questo contesto di emergenza in cui l'italia rischiava la capitolazione si colloca l'esecuzione, a Noventa Padovana, dell'artigliere Alessandro Ruffini (29 gennaio 1893-3 novembre 1917), colpevole di averlo salutato militarmente con sguardo di sfida senza prima essersi levato di bocca il sigaro che stava fumando .
Ruffini fu fucilato "per dare un esempio terribile ,atto a persuadere tutti i duecentomila sbandati che da quel momento vi era una forza superiore alla loro anarchia" in modo che le truppe ben sapessero che dove c'era il Generale Graziani vi era la disciplina e l’ordine assoluto.
L'11 aprile 1918 il ministero della Guerra lo incarica di costituire un corpo di cecoslovacchi combattenti in Italia,per reclutare, costituire e comandare questa grande unità, occorreva un uomo che oltre a speciali requisiti accoppiasse abilità organizzatrici e di comandante di ordine superiore; fosse capace,col suo ascendente, di superare le più remote ed ascose diffidenze di uomini lontani da anni dalla loro Patria e dai loro affetti, completamente all’oscuro delle vicende del loro paese e che avesse infine goduto della completa fiducia dei membri del Consiglio Nazionale dei Paesi Cecoslovacchi.
La costituzione del Corpo Cecoslovacco in Italia- una divisione di fanteria su 5 reggimenti, un deposito speciale in Foligno e vari campi di concentramento alla sue dipendenze si realizzò in poche settimane.
Questo strumento mirabile fu opera del Generale Graziani che ne curò anche i minimi particolari
Il 24 maggio 1918 cosegnandogli la bandiera di guerra delle truppe cecoslovacche il vice-presidente ceco gli disse: " Generale questi miei fratelli giurano di non abbandonare mai questa bandiera ,giurano di morire tutti fino all'ultimo presso di essa prima di cedere un passo : generale a voi è affidata, portatela voi, valoroso,nelle trincee d'Italia, portatela al frontequesta bandiera di Boemia. Essa sarà incitamento ai boemi a seguirla ,a difenderla,a vincere per essa !"
L’occupazione del settore dell’Altissimo, il combattimento di Doss’Alto e vari altri cruenti episodi di guerra su altri fronti additarono all’ammirazione i forti reggimenti Cecoslovacchi.
Instancabilmente il Generale Graziani era sempre in mezzo a loro e dove non c'era Lui ,c'erano i suoi Ufficiali. Appena l’artiglieria nemica batteva più intensamente qualche settore occupato dai Reparti Legionari, Graziani ed i suoi ufficiali accorrevano per rendersi contoidi persona di quel che avveniva, cosicché quei suoi soldati,ammiravano in Graziani il loro condottiero e quando gli tolsero l'incarico Egli si congedò con queste parole:
"Ufficiali,graduati di truppa, soldati ! Nello staccarmi da voi che amo come figli, vi dico una sola parola: Siate uniti, saldamente uniti! Così sarete forti ! Pensate solo alla Patria, date tutto alla Patria ! Seguite il nuovo Comandante,Generale Piccione, che è un valoroso, seguitelo con la stessa fede ,con lo stesso animo con lo stesso affetto con cui avete seguito me. Siate fedeli all’esercito Cecoslovacco ed allo Stato Cecoslovacco, libero, unito, indipendente, forte”
Abituato al comando ed all’azione, Graziani aveva un gran cuore e di fronte al dovere non conosceva transazioni, né debolezze, né pietà. Ma non deviò mai di un palmo dalla via della giustizia, né commise arbitrii e crudeltà. Se in guerra dové punire il reo o il vile lo fece piegando il suo animo ad una ferrea concezione del dovere, e con lo stesso animo con cui Egli divideva fraternamente il rancio con i suoi soldati.
Dal 1919 in poi il Generale Graziani in varie occasioni si recò in Cecoslovacchia. Ebbe sempre le più vibranti entusiastiche accoglienze. La sua persona era un simbolo ed infatti la stampa Ceca affermava che il Generale Graziani simboleggiava l’alleanza Cecoslovacca-Italiana sorta dai reali comuni interessi delle due nazioni e dal sangue versato insieme contro il comune e secolare nemico.
Alla sua morte Il Ministro della Repubblica Cecoslovacca, S.E. Mastny, accorso a Verona con altre alte Autorità Cecoslovacche ad onorare la salma del Generale,così ebbe a dire:
“ Nella Nazione cecoslovacca non vi è oggi cuore senza dolore, non vi è occhio senza lacrima”.
In mezzo ai fatti nuovissimi e complicati, ebbe virtù semplici ed antiche; anzi è il contrasto che ci offre la possibilità di considerare la misura della grandezza del Generale Andrea Graziani. Infatti fu il capo ed il maestro che, pur avendo la dottrina, vuol comandare soprattutto con la forza dell’esempio e guai ad esitare.
Era modesto e delle sua gesta non parlava mai, neppure in privato. Faceva del bene a molti ma nessuno doveva saperlo. Ci fu un periodo – uno dei tanti brutti periodi del dopo guerra – in cui Andrea Graziani non poteva andare per le strade senza esser fatto segno a grida ostili dei contadini incoscienti, aizzati dai “rossi” o dai “ bianchi" ma il Generale non volle difendersi, aveva compiuto il suo dovere durante gli anni della Guerra, ne compiva un altro durissimo chiudendosi nell’intimo della sua pura coscienza e con serena semplicità continuò a dedicarsi con passione all’agricoltura. Il Fascismo lo ebbe fra i primi e più fervidi assertori – ciò era logico - . Il Fascismo rinnovava e continuava l’ideale della Patria e di giovinezza italica che egli aveva sempre tenacemente servito prima e durante la guerra col vivo entusiasmo,con la più grande fede, con inesauribile ardimento.
Come primeggiò in guerra, anche nelle opere civili il Generale Graziani ebbe a rifulgere. Si era dedicato al problema di bonifica per la rinascita agraria del territorio veronese donandogli l’acqua tanto necessaria. Ed all' opera di irrigazione, nella zona di sinistra Adige, Andrea Graziani dedicò lunghi studi:fu promotore della costruzione del canale Biffis e si occupò della utilizzazione delle acque del medio Adige. Diede pure il suo contributo prezioso al progetto della grande strada che deve valorizzare la zona del Baldo; e fu uno dei precursori del rimboschimento delle colline e delle montagne veronesi.
Questo era il generale Graziani un uomo che dedicò tutta la sua vita alla Patria e alla sua gente in pace e in guerra e si fece sempre trovare pronto anche quando bisognava prendere decisioni difficili e mettere in atto punizioni severe;dalle sue azioni dipendevano i destini di tutti gli abitanti del Triveneto e di tutti gli irredentisti che aveva sotto il suoi comando, se il nemico fosse passato tutti i sacrifici sostenuti dagli italiani dalle guerre napoleoniche in poi sarebbero stati vani e gli austriaci sarebbero tornati ad opprimere il nostro popolo come ancora facevano in Trentino in Istria a Fiume e in Dalmazia ,qualche volta forse avrà pure calcato troppo la mano ma l'unica vera tragedia che poteva colpire l'Italia in quei giorni era quella di perdere la guerra perchè la sconfitta avrebbe significato la scomparsa del popolo italiano.
Quando sono in gioco i destini della Patria nessun prezzo era troppo alto da pagare.
Luca Tamburini
Movimento Sovraniità e Difesa Sociale
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